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DAL BIODIGETSORE AL CAMPO: “UMIDO” RISORSA PER L’AGRICOLTURA

Rivoluzione firmata Dolomiti Ambiente e Veneto Agricoltura. Il fertilizzante biologico funziona, già a ottobre il primo dossier.

Dolomiti Ambiente e Veneto Agricoltura chiudono il cerchio. Dal biodigestore di Santa Giustina (Belluno) nasce una rivoluzione per il mondo agricolo e della gestione dei rifiuti urbani. «E’ un progetto che nasce da un’idea semplice», ha spiegato oggi in una conferenza stampa Giuseppe De Biasi, presidente di Dolomiti Ambiente, società della Provincia di Belluno che gestisce il rifiuto umido bellunese, «ovvero trasformare uno scarto della produzione di biogas in una risorsa». Fino ad oggi, infatti, questo liquido andava smaltito nel depuratore con costi, per l’impianto bellunese del Maserot, di circa 400mila euro l’anno. «Cifre», come ha sottolineato Paolo Pizzolato amministratore unico di Veneto Agricoltura, «che attualmente ricadono sulla collettività e che da domani, non solo potranno essere azzerate, ma addirittura trasformate in una nuova fonte di reddito».

Dalla terra alla terra, dunque, con il liquido risultato dalla fermentazione del Forsu (per produrre energia dal biogas) che va a fertilizzare il campo agricolo. Il progetto è in atto a Villiago, frazione di Sedico (BL), nell’azienda sperimentale biologica di Veneto Agricoltura. Lì, confinati in cassoni, alcune piante di mais sono già cresciute grazie all’ammendante fornito da Dolomiti Ambiente. Il primo dossier con le analisi sulla qualità del digestato per l’agricoltura saranno già disponibili a ottobre. Il progetto continuerà in campo aperto per due stagioni vegetative, per avere la definitiva conferma dell’efficacia del digestato come fertilizzante biologico.

I primi riscontri sono positivi, confermano le previsioni dei tecnici di Dolomiti Ambiente e Veneto Agricoltura, coadiuvati dalle analisi del dipartimento Dafnae (Agronomy, food, natural resources, animals, environments) dell’Università di Padova e dagli esperti dell’Arpav. Dal trattamento del rifiuto umido prodotto in ogni famiglia, quindi, è possibile ottenere un ottimo fertilizzante, dando vita a un ciclo virtuoso a filiera corta. Il progetto si inserisce in una prospettiva europea, che vede nelle innovazioni in campo agricolo ed energetico opportunità di sviluppo sostenibile dei territori.