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SEPARAZIONE UMIDO-SECCO, OCCORRE PIU’ ATTENZIONE

Dolomiti Ambiente lancia l’allarme sulla qualità del rifiuto conferito. De Biasi: “Non basta la quantità, occorre puntare sulla qualità, altrimenti saremo costretti a inserire in tariffa i costi di smaltimento. La soluzione definitiva è la raccolta porta a porta, ma già adesso si può fare qualcosa”.

Più attenzione alla separazione tra rifiuto secco e umido, fino ad arrivare ad un consorzio unico di raccolta che implementi il sistema “porta a porta” in tutta la provincia di Belluno. Per Dolomiti Ambiente è questo il percorso da intraprendere sulla strada del miglioramento continuo del sistema di raccolta e gestione dei rifiuti.

“Il Consiglio di amministrazione della società – spiega Giuseppe Luigi De Biasi, presidente di Dolomiti Ambiente – ha fatto delle riflessioni su quale sia il modo migliore di gestire dinamiche complesse come quelle relative ai rifiuti nella nostra provincia. Riflessioni derivanti dall’esperienza diretta in impianto che pensiamo sia giusto mettere a disposizione di tutti i soggetti coinvolti, nella convinzione che la condivisione delle idee è la vera forza che fa la differenza”.

Il primo passo riguarda il miglioramento dell’esistente. “In questi anni i bellunesi hanno dimostrato di capire l’importanza della raccolta differenziata, le percentuali in continua crescita lo dimostrano – analizza De Biasi – ma adesso è giunto il momento di puntare sulla qualità. Purtroppo sono ancora troppi i bacini di raccolta che conferiscono all’impianto del Maserot rifiuto umido di cattiva qualità, obbligandoci ad un lavoro supplementare di trattamento, con un conseguente aumento dei costi di lavorazione”.

Nell’”umido” che arriva al Maserot, infatti, non è raro trovare materiale di ogni tipo: legno, vetro, plastica: “Solo negli ultimi giorni – spiega De Biasi – abbiamo dovuto scartare pentolame vario, vetro, pezzi di stufe a pellet e addirittura un monopattino. Per noi sono costi che diventano insostenibili, se le cose continuassero in questo modo saremo costretti a respingere i carichi irregolari o inserire nella tariffa i costi di smaltimento”.

La soluzione definitiva a questo problema arriverà con l’implementazione in tutta la provincia del sistema di raccolta porta a porta. “Il costo più alto per la raccolta è un falso problema – spiega De Biasi – e si capisce facendo due conti. Il trattamento del rifiuto secco costa attualmente 175 euro per tonnellata, molto di più del trattamento dell’umido, che si attesta sui 70 euro a tonnellata. Migliorando la qualità della raccolta la quantità di rifiuto secco prodotto cala di molto, siamo nell’ordine del 40 – 50%, quindi i benefici, anche economici, alla lunga arrivano a tutti”.

Ma se introdurre ovunque la raccolta porta a porta richiede tempi lunghi, quello che si può fare a breve termine è migliorare, monitorandola costantemente, la qualità nella separazione dei rifiuti: “Anche con i sistemi di raccolta attuali si può fare qualcosa – puntualizza De Biasi – arrivando a conferire rifiuto umido di qualità migliore al Maserot. Questo permetterebbe all’impianto di funzionare al meglio, produrre compost di alta qualità che potrà essere messo in vendita al dettaglio e utilizzato dai cittadini per le loro attività agricole e domestiche, avendo a disposizione un prodotto ottimo e dai costi più bassi (stimiamo un risparmio anche dell’80%) rispetto agli ammendanti attualmente in commercio, sia chimici che naturali”.

Per finire, oltre al lato economico, non va trascurato il fattore comunitario e sociale. “L’impianto del Maserot – spiega De Biasi – è della Provincia, quindi della collettività bellunese, ed è cresciuto a strati, un po’ come la città di Troia. Nel tempo ha subìto modifiche per rincorrere il territorio. Il nostro lavoro degli ultimi tre anni ha dato una decisa accelerata ai cambiamenti e adesso, per quanto riguarda la funzionalità, dal nostro punto di vista siamo messi bene. Restano delle cose da fare per puntare all’eccellenza e qui i Comuni e gli altri enti devono fare la loro parte. Una migliore raccolta differenziata porta a una diminuzione del peso del rifiuto secco e di conseguenza a minori costi per la collettività”.

Con un occhio puntato sul futuro, che significa consorzio unico di raccolta: “A nostro giudizio è una strada obbligata – conclude De Biasi – perché è l’unico modo di risolvere i problemi che ancora sono sul tavolo, come la differenza di qualità nei conferimenti e gli alti costi di raccolta. Non è più il tempo di guardare solo all’oggi, ma bisogna avere uno sguardo lungimirante. Siamo il paese che da sempre è riconosciuto nel mondo per la qualità della vita, dobbiamo essere in grado di trasportare questa caratteristica anche nel settore dei rifiuti. I benefici saranno molti e per tutti, anche dal punto di vista economico. Basta saper uscire dall’ottica del piccolo risparmio immediato. Anche perché, come detto, se la qualità dei conferimenti non migliorerà, i costi di trattamento e smaltimento attuali non saranno più sostenibili”.